Rivista mensile Accazine n° 3 giugno 2009
Il blocco dell’artista
Articolo rivista on line Accazine
Sono piccoli, gialli, determinati a portare agli estremi confini della terra il loro messaggio concettuale. Sono gli Udronotti, come tanti lillipuziani snodabili invadono il pianeta risoluti a portare a buon fine la loro missione, quella di inoculare il germe della creatività, della consapevolezza artistica del potere dell’immaginazione… Presuntuosi?
Beh guardandoci un po’ in giro diciamo che sono in pochi i paladini strenui difensori dell’Arte e molto spesso ci si sente dire che l’arte è molto lontana dalla realtà, non ci tocca più da vicino, e allora perché non fare leva sul “fanciullino” che alberga dentro di noi per raggiungere fini alti e nobili e cioè quelli della divulgazione artistica.. Magari ci sarà capitato di vedere delle opere2 (perché sono opere di opere) di Marco Pece, classe 1953 alias Udronotto, un talento tutto made in italy.
Inizialmente affianca alla sua normale attività lavorativa la passione per la pittura, poi comincia ad interessarsi di un nuovo mezzo, i mitici mattoncini costruttori del cosmo, i Lego. I personaggini si ritrovano nei contesti più desueti; ambientazioni davvero molto familiari a chi dovrebbe occuparsi di arte, allestimenti che lasciano sbalorditi per la minuzia dei particolari: si vedono campeggiare questi omini gialli (diciamocelo pure, però, dall’espressione un po’ ebete!) travestirsi a turno, dal sorriso (per niente enigmatico) della Gioconda ad un fiducioso Quarto Stato che si incammina verso il sol dell’avvenire, per arrivare anche ad una piccola testa di plastica emergente dal pavimento, omaggio a Maurizio Cattelan.
Ma gli Udronotti, degna prole di Pece, non arrestano la loro “ondata eversiva’’ soltanto all’ambito strettamente artistico, addomesticano anche il campo cinematografico, così non sarà insolito trovare un epico Humphrey Bogart salutare davanti ad un aereo Ingrid Bergman.
Queste fotografie di allestimenti (adatti dagli 0-99 anni) raggiungono davvero
chiunque, dal bambino che guarda stupito i suoi “attrezzi del mestiere” espressi nelle forge più incomprensibili, all’adulto che risvegliato da nostalgici ricordi dell’infanzia viene spinto a riflettere che l’arte non è poi così tanto lontana dall’essere un gioco, gioco che inteso alla maniera del bambino è una cosa serissima.. Quindi non ci resta che dire grazie a Ole Kirk Christiansen per averli in-
ventati questi versatili mattoncini e Marco Pece di averne fatto un uso genialmente improprio!
Ilaria La Magna